L’esigenza principale per un diportista, cioè in pratica ciò di cui ha veramente bisogno, è il tempo. Il tempo è di gran lunga più importante della lunghezza e della modernità della barca.
Conosco una infinità di armatori che spendono una infinità di soldi per comperare, attrezzare e mantenere quella barca che poi non hanno il tempo di usare, oppure che usano per una infinitesima parte dell’anno.
Essi si rodono dentro perché comprendono che il legame al mondo quotidiano del lavoro (e a tutte le fatiche e i fastidi ad esso collegati) non fa altro che provocare uno stato di frustrazione aggravato dal fatto di vedere la propria barca sempre ormeggiata.
Chi ha tempo, inoltre, ha anche la possibilità di godersi non solo la navigazione ma anche la residenza in barca e la manutenzione della stessa, che sono fattori essenziali per risparmiare quattrini e far sì che la barca diventi veramente un qualcosa di “proprio”.
Non è la stessa cosa infatti pagare un impiantista per cambiare una autoclave o acquistarla e installarla da soli; oltre alla soddisfazione e al risparmio ciò dà modo di “conoscere meglio” la propria barca, anche nei suoi angoli più remoti, e questo si traduce alla fine in maggior tranquillità per se stessi e maggior sicurezza per gli altri.
Certo che tutti coloro i quali durante la settimana fanno il medico, il carrozziere, il commercialista, il commerciante, l’impiegato, l’ingegnere, l’ idraulico ogni mese si trovano ad essere sempre più oberati da impegni che nulla hanno più a che fare con le loro specifiche attività, ma che sono solo il risultato dell’ immenso apparato burocratico e del mostruoso accavallarsi di norme statali, regionali, comunali, sanitarie e fiscali che non fanno altro che annientare la disponibilità di tempo.
E’ il rovescio della medaglia dell’ esasperazione del “terziario avanzato”, cioè del dilagare dei servizi sulla produzione, grande cavallo di battaglia della politica degli ultimi decenni guidata dal mondo della finanza.
Poiché tuttavia la bellezza di gustare un tramonto standosene rannicchiati nel pozzetto della propria barca è per il diportista un impagabile momento di estasi, tale eventualità può essere vissuta sia da bordo di una barca nuova di 14 metri da 350 mila euro, sia da bordo di una barca vecchia di 9 metri da 17 mila euro, alla faccia del fatturato a ogni costo!
Quindi il reddito del nostro diportista può benissimo drasticamente ridursi, ché tanto il tramonto è lo stesso.
Anzi si potrebbe senz’altro affermare parafrasando le professoresse di matematica (che senz’altro ciascuno di noi ha incontrato almeno una volta nella vita) che reddito e tempo dovrebbero essere tra loro inversamente proporzionali: cioè più produci reddito e meno tempo libero hai.
Non è una regola tassativa per tutti, ma con buona approssimazione si adatta a molti.
Quindi io vedo bene il diportista a reddito contenuto (i più fortunati sono i pensionati, ma ce ne saranno sempre meno) a bordo di una barca contenuta, che naviga con prestazioni contenute, che veste con abbigliamento contenuto, che si dota di accessori contenuti, ma con tanto tempo a disposizione e quindi con molta più probabilità di godere di tramonti o albe fantasmagoriche.
E’ la miglior ricetta, anche perché ultimamente di barche vecchie, validissime e a buon mercato se ne trovano parecchie, così come si trovano a bizzeffe tute, magliette, giubbotti e scarpe per tutti i gusti nei cestoni dei magazzini di abbigliamento.
Per non parlare poi dell’ assoluta inutilità di tanti accessori elettronici o elettromeccanici di bordo, che portano solo a complicarti la vita per i fastidi che hanno e per la complessità dei loro manuali d’ uso e manutenzione; questi infatti richiedono ore di studio per farti capire, alla fine, che solo un decimo di tutto ciò che lo strumento può offrire sarà quello che in effetti tu adopererai.
Credo che un buon ecoscandaglio (tarato per benino da noi stessi), un GPS in posizione riparata (in grado di indicarci dove siamo e che velocità facciamo), una bussola (obbligatoria per legge) e una pompa di sentina (che sia dotata di ottimo entusiasmo in caso di bisogno) sia ciò che occorra a un diportista medio.
I mega schermi colorati che occupano un sacco di posto, gli interfaccia elettronici con tanti cavi che corrono anche in sentina dove non dovrebbero correre, gli anemometri e le banderuole inceppate collegati con l’analogico o col digitale, gli scaldabagno con le connessioni fatte apposta per arrugginirsi, gli impianti di riscaldamento che usi una volta e poi basta “perché si sta meglio a casa a mangiare castagne e vin bianco”, son cose d’ altri tempi !
Son cose di quando il PIL saliva con pendenze adatte agli scatti di Marco Pantani.
La discesa e l’instabilità economica di oggi si adattano meglio al “diportista morigeratus”, individuo che vive con un po’ meno in un po’ di tutto…eccetto che nel tempo a disposizione…
Così è enormemente più ricco.
59 anni, ingegnere romantico, sposato, divorziato, risposato, ho cambiato numerosi posti di lavoro, attualmente libero professionista, tre figli di cui uno adottato in Etiopia, navigo a vela da quando avevo 10 anni, ma amo anche la montagna e la bicicletta che mi mantiene sano (finora). Sono un anarchico cristiano.