Sira mi ha fatto la gentile proposta di tornare a parlare della perdita della chiglia che, siamo tutti d’accordo, è cosa molto seria: più o meno è come se un bel giorno si trovassero in commercio automobili che sul più bello perdessero l’avantreno in corsa…Chi si fiderebbe a viaggiarci sopra?
Poiché quindi di cosa seria si tratta, mi permetto di aggiungere altre osservazioni su quanto ho già scritto in questo blog e soprattutto negli articoli di Giugno 2009, Gennaio 2010 e Ottobre 2015 della rubrica articoliechiacchiere del mio sito.
Si tratta di osservazioni riassuntive e, per intenderci, con la precisazione che di lame di deriva e bulbi si tratta (cioè di appendici) ma non di chiglie (cioè di parti integranti dello scafo).
Tanto per capirci con un esempio molto naturale, se la colonna vertebrale di uno sgombro è la sua chiglia la pinna dorsale è la sua lama di deriva.
Osservazione n° 1: Le chiglie non dovrebbero mai staccarsi
Sommario Articolo
Che si tratti di barche per andare a spasso o per regatare o per fare i record, le chiglie non devono staccarsi mai, nemmeno se vanno a sbattere contro uno scoglio o se la barca scuffia e si mette con la pinna fuori dall’acqua, e che qualcuno non mi venga a dire che non si può fare!…(Quando squamate uno sgombro avete mai provato a togliergli la pinna dorsale? Se ci provate fate una bella fatica, perché madre Natura sa quello che fa).
Quindi speculare sul dimensionamento e sui materiali progettati e impiegati da parte dei progettisti o dei cantieri è semplicemente da delinquenti.
Osservazione n° 2: esistono precisi strumenti di calcolo per la progettazione
La scienza delle costruzioni, con i suoi schemi statici di fine ‘800, e le prove di laboratorio di oggi eseguibili su qualsiasi materiale (non solo il Kevlar, ma anche la gomma da masticare se si vuole) sono in grado di dare a ogni progettista la possibilità di progettare per benino e senza bisogno di software sofisticati questa parte dello scafo che, se in navigazione lavora a flessione e taglio, in caso di scuffia/pinna in aria lavora praticamente solo a taglio, mentre a barca a terra su invaso lavora a flessione e taglio in modo invertito (non ci vuole un ingegnere per capirlo, basta ragionare).
Osservazione n° 3: Sottile è fragile
La rigidità delle fibre aramidiche (cioè la scarsa propensione a deformarsi quando vengono tirate) può invogliare a tenere bassi gli spessori e quindi i pesi, ma ha una grossa pecca che si chiama fragilità (cioè la propensione a cedere di schianto senza apprezzabile preavviso).
Se non vi è chiaro provate a posare una lastra di compensato su due sedie e poi a sedervi sopra la lastra, e poi fate la stessa cosa con una lastra di vetro dello stesso spessore….In quale caso vi sentite più sicuri? E perché?
Osservazione n° 4: La normativa
Le norme redatte dai Registri (ben prima della entrata in vigore della normativa CE) sancivano la obbligatorietà di tenere conto delle sollecitazioni tra appendice e scafo non solo in navigazione, ma anche nella condizione di scuffia/pinna in aria e di barca su invaso a terra.
Osservazione n° 5: come erano fatte le chiglie di una volta
I progetti di una volta raccordavano le pinne allo scafo, sia in senso trasversale che longitudinale: erano le cosiddette “chiglie stellate” che tanto piacevano a Sciarrelli, quelle per capirci con il minimo di superficie bagnata.
Poi qualcuno ha scoperto che gli sgombri avevano le pinne che sporgevano direttamente dal dorso (come le ali degli aerei) e che così facendo sulle barche le prestazioni di bolina miglioravano un po’…(non tanto, un pochino) e che però lo scafo poteva essere fatto con le uscite di poppa piatte che miglioravano molto le prestazioni al lasco…(di un bel po’, soprattutto navigando a motore).
Questo si faceva già da molti anni per le derive, così ecco che oggi tutte le barche sono diventate delle grandi derive da 10, 15, 20 e più metri di lunghezza, con delle belle pinne attaccate al guscio piattissimo e magari con dei bei siluri di zavorra alle estremità.
Osservazione n° 6: la marcatura CE
Le procedure di marcatura CE (Mmm, che improvviso mal di pancia!) talvolta arrivano ad esprimere delle baggianate colossali.
Per esempio, lo sapete che: “qualsiasi tipo di unità in qualsiasi categoria di navigazione può essere marcata CE con il solo modulo H”.
Significa che nessun ente né organismo notificato (RINA, Udicer, ecc…) è tenuto a esaminare quella barca ma solamente a valutare il “sistema di qualità” dell’ azienda produttrice; la marcatura dell‘ unità cioè è affidata alla sola autocertificazione del costruttore (come per il modulo A) che abbia però dotato la sua azienda di “sistema di qualità”.
E ancora: “una unità in categoria C con una lunghezza tra 2,5 e 12 m può essere marcata CE con il solo modulo A, cioè con la sola autocertificazione del costruttore.”
Ora si comprende per benino che il sistema di qualità di un’azienda può essere tale, ma può essere anche solo una montagna di carte se il personale di quell’ azienda non ha qualità nell’ amore del proprio lavoro, cioè non cura l’ onestà, la correttezza, l’umiltà, l’attenzione, l’aggiornamento, la collaborazione, la cura in quello che fa.
Osservazione n° 7: Come scegliere una chiglia sicura
Oltre a quanto purtroppo successo sulla perdita delle pinne, esiste anche il fenomeno dell’esplosione delle stesse se fatte (male) in ghisa, argomento su cui tornerò a scrivere qualcosa nel mio sito.
Allora che fare?
Beh, quando si sceglie una barca cominciare esaminando la sentina e non l’esterno: per le barche da crociera si scoprirà che quelle di 20 o 30 anni fa erano costruite meglio con fior di madieri e magari anche putrelle in acciaio e non con semplici piastrine dove sono attaccati i prigionieri (ah, benedetti i Registri) !
Rivalutare le barche a chiglia raccordata e non a pinna appesa, perlomeno per andare a spasso con famiglia ed amici dato che nessuno vuole battere i record in crociera (a parte qualche zuzzurellone che non ha capito nulla dello spirito della crociera).
Provare la barca con una bella bolina stretta con vento standosene all’interno a esaminare il comportamento dell’attacco pinna-scafo, o quanto meno scuotere la pinna mentre la barca è sulle cinghie.
Rifiutare l’acquisto se vi sono anche lievi segni di fessurazioni o delaminazioni tra gli strati di vetroresina nella zona della sentina intorno alle piastre di diffusione dei carichi (anche se la sentina è asciutta).
Oppure, per evitare tali preoccupazioni, non comperare una barca ma andare in montagna.
Osservazione n° 8
Anche le passeggiate in montagna hanno il loro fascino.
59 anni, ingegnere romantico, sposato, divorziato, risposato, ho cambiato numerosi posti di lavoro, attualmente libero professionista, tre figli di cui uno adottato in Etiopia, navigo a vela da quando avevo 10 anni, ma amo anche la montagna e la bicicletta che mi mantiene sano (finora). Sono un anarchico cristiano.