Diciamocelo, noi Italiani (e non solo noi) non siamo propriamente un popolo di naviganti…
Abitiamo su una sismica penisola, baciata da più mari in ogni angolo, ma quanto ad avventurarci tra le onde siamo assai cauti.
In viaggio preferiamo di gran lunga avere sotto di noi quattro bei pneumatici che rotolano su nastri asfaltati, alla faccia delle pubblicità delle auto che ce le fanno sognare mollemente appoggiate su nuvole di ghiaccio, su mulattiere tra i boschi, su tornantose strade costiere, su infiniti rettilinei nei deserti…ove comunque riusciamo immancabilmente a dominare tutto, anche la nostra vita!
Quindi siamo avvezzi ad acquistare e vendere auto con molta più esperienza e/o disinvoltura di quanta ne abbiamo per fare la stessa cosa con le barche. Forse è proprio per questo che, quando ci accingiamo a comperare una barca, insieme al desiderio ci prende uno stato di ansietà dovuto a “tutto ciò che non sappiamo” sul mare, sulla navigazione e su tutto quello che sopra ci naviga.
Acquistare una barca è come acquistare un auto?
Esiste un’ auto che vada bene per farci qualsiasi cosa? No di certo.
Un conto è andarci al lavoro e trovare un parcheggio libero, un conto è spostarsi per le ferie con tutta la famiglia, un conto è caricarci la lavatrice rotta e/o la credenza della zia (di cui non vediamo l’ora di sbarazzarci), un conto è fare il record da casello a casello (autovelox rischiando). Persino i tanto venduti SUV denotano dei vistosi limiti, a seconda dell’uso che se ne vuol fare.
Questo discorsetto per una barca è ancora più esasperato, nel senso che le dimensioni, le forme e le prestazioni di una barca possono essere veramente agli antipodi una rispetto all’altra. Ecco allora che “l’esame di coscienza”, cioè lo studio attento di cosa ci si aspetta dalla barca, diventa essenziale per non fare un acquisto sbagliato.
Controlli e consigli per acquistare una barca usata
Una volta individuata la barca adatta alle proprie necessità, verrà il momento di controllare che tutto funzioni… Tutto cosa?
Potrei stilare una lunga lista di tutto ciò che è essenziale e/o opportuno controllare quando si acquista una barca usata, ma se fosse così semplice tutti potremmo essere degli ottimi periti nautici e, data la nostra esperienza, non avrebbe senso che avvertissimo lo stato di ansietà di cui sopra.
Quindi per forza di cose è opportuno che mi limiti a sottolineare solo alcune cose essenziali che tutti, ma proprio tutti, possiamo verificare. Insomma diciamo che la seguente piccola lista può esser di aiuto al potenziale acquirente in una fase preliminare, per decidere se trattare o se scartare la barca, prima di una eventuale perizia che definisca senza ombra di dubbio se la barca è in condizione di navigare.
Ecco le prime cose da controllare quando si acquista una barca usata:
- TRAFILAGGI MURATE – Con una torcia elettrica è immediato dare una occhiata lungo le murate (pareti interne dello scafo) soprattutto nella zona dei masconi (parte prodiera); se vi sono delle tracce anche vecchie e ora asciutte di colature di acqua, è bene considerare che la giunzione tra coperta e scafo è un punto delicato da sigillare e che il doverlo fare può risultare un intervento molto costoso.
- ACCESSIBILITA’ PRESE A MARE – In molte barche (anche nuovi progetti) l’accessibilità delle valvole delle prese a mare è molto difficile… Non mi riferisco solo al fatto di introdurvi una mano per poterle chiudere o aprire, ma anche e soprattutto al fatto di potervi accedere con una chiave inglese o a pappagallo per poterle sostituire.
Se non v’è spazio a sufficienza, un lavoro di mezz’ora per la sostituzione di una valvola può trasformarsi in un lavoro di ore ed ore perché occorre smontare parte dell’ arredamento. - CONDIZIONE SENTINE – Sulle condizioni delle sentine ci sarebbe da parlare per un bel po’… Tuttavia la presenza di acqua in sentina (dolce o salata che sia) denota trascuratezza da parte dell’ attuale armatore ed è già senza dubbio il segnale di una barca non ben manutentata o addirittura malvoluta.
Alle volte, poi, è peggio trovare in sentina acqua dolce che salata, ma per chiarire questo punto rimando al link di cui sopra. - FUMOSITA’ MOTORE – La fumosità del motore va verificata nell’avviamento a freddo, in navigazione a caldo a 2/3 circa del regime massimo, in navigazione a caldo sotto il massimo sforzo (cioè con acceleratore a fondo per qualche istante).
Nell’avviamento a freddo una certa fumosità nero-azzurra è accettabile, poi la fumosità accettabile può essere solo quella nera sotto il massimo sforzo, difetto che in genere con un intervento di modifica dell’elica o di ritaratura di pompa e iniettori si risolve.
Fumosità azzurra (o peggio ancora bianca) denunciano invece la necessità di interventi molto più costosi al motore. - AERAZIONE CUCINA – Avete mai cucinato in barca mentre fuori piove? E’ indispensabile che si riesca a farlo comunque con uno sfogo di aria accettabile verso l’alto.
In alcune barche (anche nuovi progetti) pare che questo sia un particolare irrilevante e invece posso assicurare che non lo è per nulla.
Già il clima psicologico a bordo con la pioggia non è dei migliori; se poi vi si aggiunge una atmosfera soffocante prima di pranzo, ecco che la stessa scelta di passare le ferie in barca viene messa duramente in discussione. 🙂 - POSIZIONE FRIGO – Se il frigo è a pozzo va benissimo…sarà un po’ scomodo perché quel che serve se ne va a finire sempre in fondo, ma la roba se ne sta lì al suo posto senza fuggire.
Se il frigo ha lo sportello, come quelli che abbiamo a casa, è bene verificare che il retro del frigo sia disposto per madiere (cioè lungo l’asse trasversale della barca) e non per chiglia (cioè lungo l’asse longitudinale della barca).
Le barche rollano (quelle a vela poi passano metà della loro vita navigante sbandate da una parte) e può capitare che aprendo lo sportello con il frigo orientato per chiglia tutto se ne esca fuori in un rumoroso macello…a me è capitato.
Detto ciò ritengo ora inutile elencare la serie di verifiche più tecniche che riguardano l’osmosi nel caso di scafi in vetroresina, gli incollaggi nel caso di scafi in legno, gli spessori nel caso di scafi in acciaio, i giochi degli assi del timone e degli alberi di trasmissione, l’ integrità dei passascafi ecc. ecc…..
Sono cose da periti.
Perché pretendere una perizia scritta
Mi risulta incomprensibile un fatto che succede più sovente di quel che si creda: mi domando perché quando facciamo installare un climatizzatore a casa nostra spendendo 2 mila euro pretendiamo giustamente la dichiarazione di conformità da parte dell’installatore, mentre quando comperiamo una barca e spendiamo 80 mila euro ci fidiamo di un parere verbale magari da parte di un amico più “esperto” di noi ?
Come perito qualche volta mi è capitato di essere chiamato per un “parere verbale” senza cioè redazione di perizia timbrata e firmata; ma non ha alcun senso.
La dichiarazione sulla bontà o meno di un prodotto o di un manufatto deve essere certificata e ci deve essere la firma di chi l’ha eseguita, altrimenti non ha alcun valore.
Così come per un corretto svolgersi delle operazioni in una trattativa di compravendita è indispensabile che sia concordata, stilata e firmata dalle due parti una promessa reciproca che poi potrà diventare (nel caso di una imbarcazione iscritta ai R.I.D.) il contratto vero e proprio da registrare; in essa devono essere indicati oltre alla definizione del bene, dei suoi accessori e delle sue dotazioni, anche la ripartizione delle spese per alaggio e varo e la clausola liberatoria nel caso la perizia non andasse a buon fine.
Anche questa precisazione merita di essere meglio chiarita: la perizia deve definire quali vizi siano pregiudizievoli per la navigazione e quali no; se vengono accertati i primi la scrittura può prevedere la liberatoria dall’acquisto, se vengono accertati solo i secondi la scrittura può prevedere la ritrattazione del prezzo.
Che complicazioni eh?
E’ molto più semplice andare dal concessionario e comperare un auto usata fidandosi ciecamente di quello che ci raccontano… In effetti con le auto facciamo sempre così…. Il fatto è però che se l’auto ci pianta siamo lungo una strada, se invece ci pianta la barca…….
59 anni, ingegnere romantico, sposato, divorziato, risposato, ho cambiato numerosi posti di lavoro, attualmente libero professionista, tre figli di cui uno adottato in Etiopia, navigo a vela da quando avevo 10 anni, ma amo anche la montagna e la bicicletta che mi mantiene sano (finora). Sono un anarchico cristiano.