Ogni grande navigatore lo sa e non si stancherà mai di dirlo: il segreto per diventare un buon marinaio/skipper/comandante/capitano, o comunque ci piaccia essere chiamati, è sapersi arrangiare!
Tendiamo ad avere l’errata convinzione che i mezzi di soccorso possano sempre raggiungerci in poco tempo, anche in mezzo al mare, ma non è così. A seconda delle condizioni e della distanza dalla base operativa la guardia costiera o il 118 potrebbe impiegare pochi minuti (se siete appena fuori dal porto), un’ora oppure molte ore. Per quanto i soccorsi svolgano un servizio eccezionale, un bravo marinaio non si limita ad attendere ma agisce prontamente, facendo tutto ciò che può, prima di inviare la chiamata di soccorso e/o mentre aspetta.
Per questo motivo occorre:
- sapere cosa fare;
- avere gli strumenti per farlo,
- sapersi arrangiare.
Quando abbiamo chiesto a Matteo Miceli, navigatore oceanico e solitario, quali precauzioni avesse preso durante la sua ultima impresa ha risposto in questo modo:
“Bisogna avere assolutamente tutto doppio e possibilmente non dello stesso modello poiché, se dovessero esserci problemi con un pezzo in particolare, potrebbe tornare utile bypassare il problema con un sistema differente. Quello che serve di più però è la competenza, per compiere queste imprese non bisogna solo essere bravi navigatori o velisti ma anche ottimi manutentori. La mia abilità di costruttore mi è tornata molto utile in tanti casi, ad esempio quando ho rotto le boccole e ho dovuto costruirne altre di fortuna”.
Tanto per rimarcare ancora un po’ il concetto vi riporto le parole di Maurizio Lamorgese, tratte dal libro “Sotto una nuvola a forma di banana” che spiegano il concetto con un calcolo terribilmente realistico.
” Il nostro tecnicismo culturale ci ha forzatamente allontanati del trovare soluzioni in prima persona. Per ogni genere di accadimento sappiamo che con il semplice gesto del telefonino attiviamo rapidamente un soccorso… Ma non è così; se ci meravigliamo che un’ambulanza può impiegare anche oltre un’ora per raccogliere il ferito e altrettanto per portarlo in un ospedale che miracolosamente ha un posto libero, altri sprovveduti pensano che una chiamata di soccorso in mare sia addirittura più veloce. […] Ponete il caso di una chiamata a venticinque miglia dalla costa, mare 5/6, e per giunta in una posizione non prossima ad alcuna capitaneria… Chiunque si immagini di avere soccorso nel giro di un’ora vive di sicuro in un mediocre film di fantascienza. Un foro di dieci centimetri sotto la linea di galleggiamento produce un ingresso d’acqua di circa centocinquanta litri al minuto. Ora fatevi due conti per capire se, e quando, vedrete la motovedetta sarete ancora sul ponte sorridenti a fumare una sigaretta”.
A questo punto penso di essere già stata abbastanza convincente, ma la sicurezza non è l’unico motivo per cui in barca bisogna sapersi arrangiare. Esistono anche ovvie ragioni economiche!
Rivolgersi a tecnici specializzati per i lavori più importanti è giusto e consigliabile, ma doverlo fare per ogni piccola banalità diventa stupidamente dispendioso.
1. Conoscere la barca
Sommario Articolo
Il primo passo, per niente scontato, è quello di imparare a conoscere bene la barca e il funzionamento di ogni sua parte. Per chi possiede un’imbarcazione questo “rapporto” si costruisce naturalmente negli anni, ogni volta che si fanno pulizie approfondite, ad ogni piccola manutenzione o ispezione, ad ogni guasto…
Se invece siete soliti ricorrere al noleggio dell’imbarcazione dovreste prendervi ogni volta un po’ di tempo per le “presentazioni”. Finché siete a terra, prima di salpare, ispezionate bene la barca e cercate di farvi un’idea quanto più precisa possibile di dove sono collocate attrezzature, magari con l’aiuto del proprietario. Nel pratico tascabile intitolato “La check list del marinaio” è presente un’utilissima lista di cose da verificare prima della partenza.
Conoscere la barca è fondamentale per poter individuare rapidamente un problema e agire senza perdere tempo.
2. Prevenire è meglio che curare…
Mai proverbio fu più azzeccato di questo! Effettuare regolarmente le dovute manutenzioni riduce il rischio di incappare in banali o gravi inconvenienti in mare. Questa regola si applica al motore, alle manovre, alle batterie, alla chiglia, al salpa-ancora, alle cime, alla strumentazione, alle dotazioni di sicurezza… Ad ogni parte della barca che richieda un qualsivoglia controllo periodico, quindi praticamente tutto.
3. Strumenti e attrezzatura di rispetto
Ammesso che conosciate la vostra barca meglio delle tasche e che abbiate recentemente fatto un check-up completo, possono verificarsi ugualmente piccoli inconvenienti. Anzi è normale che succeda!
Tralasciando gli incidenti gravi c’è chi racconta di aver perso l’elica il primo giorno di crociera, chi di aver preso una cima galleggiante, chi ha scoperto un malfunzionamento del verricello salpa ancora, chi aveva una presa a mare ostruita, per non parlare dei guasti al wc nautico…
Molti piccoli problemi si possono risolvere senza il bisogno di chiamare nessun esperto ma non senza attrezzi!
In ogni imbarcazione, noleggiata o di proprietà, dovrebbe essere presente una fornita cassetta degli attrezzi con pinze, cacciaviti, brugole, chiavi inglesi, tronchesi, guanti ecc. La cassetta non va riempita a caso ma pensando a tutto ciò che potrebbe realmente servire in barca.
Infine è sempre consigliabile tenere a bordo una sensata scorta di attrezzatura di rispetto, ovvero gemelli di pezzi in uso da poter usare subito, in caso si rompa o si perda l’originale. Poniamo ad esempio che si rompa una valvola, se già ne abbiamo una di scorta, unita agli attrezzi necessari per sostituirla, impiegheremo molto meno tempo e magari non sarà neanche necessario rientrare in porto.
4. Un po’ di inventiva non guasta
Non tutte le riparazioni sono semplici da fare: magari potrebbe capitare di non avere il pezzo di ricambio giusto o l’attrezzo adatto per sostituirlo. D’altronde in barca lo spazio è limitato e non possiamo pretendere di portare via un’intera ferramenta.
In certi casi bisogna sapersi arrangiare e risolvere il problema con quello che abbiamo. È in questi momenti che si riconosce un buon marinaio!
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