Di errori andando a spasso per il mare (definizione un po’ gretta ma efficace per definire la navigazione da diporto) se ne possono fare un’infinità ma, trattandosi di sceglierne cinque, ho pensato che la serie seguente sia proprio quella che io consiglierei di non seguire…
1. “Farsi la barca” senza aver fatto provare a moglie e figli cosa significhi
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“Farsi la barca”, cioè procedere al suo acquisto sia come nuova che come usata, in genere corrisponde ad una vera e propria “svolta nella vita”. È una decisione importante non solo economica ma soprattutto esistenziale.
Diventare armatore significa accollarsi una montagna di preoccupazioni: per il mantenimento della barca, per il suo ricovero, per la sua protezione… È come avere un malato da assistere, magari anche un po’ lontano da casa, che non guarisce mai.
Quindi prendere questa decisione senza aver consultato moglie e figli è un errore madornale.
Attenzione: “aver consultato” non significa averne chiesto il parere…
Finché ci si limita far vedere alla famiglia quanto sia bello dare fondo all’ancora (ciòf) al tramonto del sole (sigh) e poi tuffarsi (splash) prima di bere un aperitivo (tling), la risposta non potrà essere altro che “Oh, sì !”
“Aver consultato” invece significa aver fatto provare a tutta la famiglia quanto sia freddo, inospitale, traumatico, e a volte sgradevolissimo il navigare col mare di prua che ti lava di spruzzi, o rollando col mare al giardinetto che ti ubriaca di vomito, o cucinare nel vapore sottocoperta con la pioggia che batte, o maledire la volta che si è comperato il nuovo tablet perché se ne sta andando a fondo laddove le carte indicano un fondale di 650 m, ecc. ecc. ecc…..
Ecco, credo che una buona settimana a bordo di una barca a noleggio con la famiglia per vagliare le opinioni di tutti possa aiutare a superare il punto numero 1, altrimenti il risultato sarà uno solo: dopo un anno in cui avrete provato a uscire due volte da solo metterete un bel cartello sulla vostra barca con scritto “vendesi” seguito dal vostro numero di telefono.
2. Comperare un cabinato vela da crociera senza aver fatto pratica velica con una deriva
C’è chi (beato lui, ma fino a un certo punto) comincia la vita di armatore comperandosi un cabinato a vela da 14 metri, un “Pigafett 47 Extra Large”. Poi comincia a lamentarsi perché la barca “non cammina sotto vela”, oppure perché “è poco sensibile al timone”…
Durante le uscite domenicali comincia ad essere superato da barche più piccole, finché si stufa e inizia a navigare solo a motore “perché non c’è mai abbastanza vento”.
Alla fine della stagione sentenzia che il suo “Pigafett 47 Extra Large” è una pessima barca a vela.
Ecco…io non penso che Valentino Rossi sia salito su una moto G.P. senza prima aver imparato ad andare in bicicletta, così come non credo che Enzo Maiorca sia sceso dove è sceso senza prima aver imparato a respirare.
Insomma, mi pare di aver detto tutto…
La sensibilità alla barra e alla regolazione dell’unica scotta dell’unica vela che un Optimist è in grado di offrire è impagabile, anche se si è adulti. Non trovo le parole per definirla, ma so che è essenziale.
In questo modo anche un cabinato da crociera di 47 piedi e 15 tonnellate si muoverà, virerà, risalirà la brezza, la scenderà e offrirà al suo armatore le emozioni che gli varranno la caratteristica di essere “una barca che si muove col vento”, un vero “Pigafett ecc.ecc.”
3. partire per la crociera con una grande ”tirata” il primo giorno
Il tempo, il tempo a disposizione per la crociera….
E’ quella cosa che ti fa fare mille calcoli e progetti insieme alla famiglia e agli amici per programmare le ferie, gli appuntamenti, le partenze, gli arrivi; cosicché il discorso si chiude con la celebre frase: “Per farci stare tutto, sabato dobbiamo partire alle 5 e arrivare alle 21”.
“Oh sì, una bella tirata il primo giorno, e poi ci godiamo il resto della crociera!”
“Si, sì, vedrai che anche Carla e Alice sono d’accordo… i ragazzi poi non ne parliamo… non vedono l’ora!”
Sì, sì, tutto bello, ma… Hai mai pensato come arrivi dopo 16 ore di mare sotto il sole e con le onde che ti fanno continuamente cercare l’equilibrio dopo un anno che te ne sei stato in ufficio o a casa tua col pavimento fermo sotto i tuoi piedi ?
Il giorno dopo quasi nessuno (diciamo pure nessuno) vorrà ripartire.
Il fatto è che navigare richiede allenamento, né più né meno di una partita di calcio o di una corsa in bicicletta. Il nostro corpo non accetta violenti cambiamenti di assetto: li sopporta, ma non repentinamente.
Ci vuole un certo tempo, che viene chiamato “piede marino”.
4. Scegliere un cabinato a motore planante per andare in crociera
Gli scafi plananti, si sa, consumano moltissimo rispetto a quelli dislocanti e per navigare con un minimo di comfort (rumore e vibrazioni a parte) hanno bisogno del mare piatto o quasi…
Il mare piatto o quasi è indispensabile per mantenere velocità e assetto corretti e quindi per ottimizzare consumi e prestazioni; il mare piatto o quasi ci sarà quasi sicuramente alla partenza, però non è detto che ci sia per i restanti giorni, né tantomeno per il giorno previsto per il rientro.
Oltre a ciò negli scafi a motore plananti le potenze installate richiedono spazio: la sala macchine grosso modo occupa 1/3 dell’ area in pianta dello scafo (alle volte anche di più): questo è tutto volume di bordo non fruibile per gli alloggi; significa che l’abitabilità di un cabinato a motore planante di 12-13 m è circa paragonabile a quella di un cabinato a motore dislocante di 10 m, con tutto l’ovvio esborso in più di costi di acquisto e di posto barca che ne deriva…
Certo uno scafo dislocante va più piano: navigare a 8 nodi invece che a 24 significa impiegare 9 ore invece che 3. Però si può navigare anche con le onde, si può assaporare il fatto di buttar via l’orologio e godere della crociera nella sua vera essenza di spensieratezza, ma soprattutto ci si trova col portafoglio ben più pieno… Su uno scafo dislocante di 10 m in genere è installato un propulsore da 40-50 CV, su uno scafo planante di 12-13 m in genere sono installati due propulsori da almeno 250 CV.
Insomma planare può essere entusiasmante per coloro cui piace, ma mi permetto di suggerire che sia limitato alle brevi uscite giornaliere e non alla crociera.
5. Non avere a bordo la girante di ricambio
Le giranti delle pompe di raffreddamento dei motori, grandi o piccole che siano, mi hanno sempre fatto un sacco di pena.
Sono fatte da una serie di palette di gomma fissate al cilindro centrale che è solidale all’albero della pompa.
Il corpo della pompa sul quale strisciano non ha lo stesso raggio: in un punto il raggio si riduce e su di esso le pale per poter ruotare devono piegarsi e creare così una differenza di pressione che spinge l’acqua nel circuito.
Tutto bene, se le pale ruotassero sempre o se ruotassero spesso.
Ma immaginate a ciò che ”pensano” le pale poco prima dello spegnimento del motore… Mi pare di sentirle: “Signore, fa che non tocchi a me, fa che non tocchi a me!”
Il fatto è che a un paio di pale capita di fermarsi proprio nella posizione piegata e magari di starci per tre o quattro mesi d’inverno (o anche qualche anno, se il proprietario della barca non ci va più).
Povere palette, condannate al mal di schiena per periodi così lunghi !
Poi, un bel giorno di primavera, ecco che l’armatore sale a bordo ed esse sono obbligate a ripartire e a fare il loro dovere.
Ora provate voi a stare quattro mesi piegati in due e poi d’improvviso, una bella mattina, pretendere di rizzarvi e piegarvi istantaneamente per una decina di volte al secondo. Voglio vedere se dopo un attimo non vi si spezza la schiena!
E’ proprio quel che succede alla girante di gomma, perché anche la gomma ha i suoi limiti.
Poiché di tutti gli accessori di un motore marino questo è forse quello che si usura più spesso e poiché le sue misure sono molto diverse da una pompa ad un’altra, ecco che è indispensabile avere a bordo una girante “giovane” di ricambio ed è altrettanto indispensabile avere gli attrezzi ed essere in grado di effettuarne la sostituzione in navigazione.
E il meteo?
Qualcuno si potrà chiedere come mai, per esempio, io non reputi tra le cinque cose più importanti la consultazione del meteo, visto che prendersi il cattivo tempo in mare non è poi così piacevole. Non c’è una ragione del tutto oggettiva, è semplicemente una mia ingenua constatazione: il cattivo tempo in navigazione, come all’ormeggio, fa parte del gioco della crociera che, se parti, devi essere pronto ad affrontare (compatibilmente col mare dove vai a navigare). Temporali e trombe d’aria con onde di 4-5 metri fanno parte dell’Adriatico… Burrasche di maestrale e onde anche di 10 metri fanno parte del Tirreno… Uragani da 60 nodi di vento e onde di 30 metri fanno parte dell’ Oceano Indiano… Quindi devi prepararti a questo.
A meno di una uscita fine-settimanale con condizioni stabili, una crociera breve anche di una sola settimana può contenere qualche sorpresa meteorologica.
Questo non vuol dire partire senza aver consultato il meteo… Vuol dire preparare comunque barca ed equipaggio al cattivo tempo.
Come fare?
Con la cultura e l’esperienza: studiando i testi (ce n’è una infinità) e vedendo di adattare la propria barca ai suggerimenti di chi ha già navigato prima di noi.
Buone navigazioni, e abbiate compassione per le palette delle giranti ! 😀
59 anni, ingegnere romantico, sposato, divorziato, risposato, ho cambiato numerosi posti di lavoro, attualmente libero professionista, tre figli di cui uno adottato in Etiopia, navigo a vela da quando avevo 10 anni, ma amo anche la montagna e la bicicletta che mi mantiene sano (finora). Sono un anarchico cristiano.