Il livello del mare si sta innalzando… Da quanto lo sentiamo dire? All’inizio abbiamo pensato ai soliti allarmismi dei media, poi ci siamo abituati a sentirne parlare senza farci più caso ma ora i primi risultati si possono toccare con mano. Nel ventesimo secolo il livello del mare si è alzato di venti centimetri e in effetti chi non si è accorto della graduale ma inevitabile riduzione delle spiagge?
Gli scenziati sono chiari: il mare continuerà inesorabilmente a crescere. Dal Bangladesh alle Maldive, dalla Florida all’Egitto, il profilo geografico di molti paesi dovrebbe essere ridisegnato. Le cause dirette? Lo scioglimento dei ghiacci polari, i movimenti delle placche tettoniche, i terremoti e l’attività vulcanica: tutti gli inesauribili “motori” che plasmano da sempre il paesaggio del nostro pianeta.
E allora mi chiedo, come cambiaranno le abitudini della nautica da diporto italiana? Dove navigheremo? Quali saranno le calette più belle dove dare fonda all’ancora? Forse dovremmo iniziare a costruire un nuovo porto a Piacenza, a Modena o a Milano.
Le ultime stime sull’innalzamento del livello del Mediterraneo
“Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la risalita delle acque non è eguale in tutto il mondo. Nel Mediterraneo, per esempio, dove l’evaporazione è più marcata per la natura stessa del bacino, l’attuale tasso di risalita è più contenuto: circa 2 mm per anno” – spiega il geologo Marco Anzidei, primo ricercatore all’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) – “Questo vantaggio è tuttavia vanificato dal fenomeno dell’isostasìa, che vede gran parte delle terre emerse del bacino abbassarsi lentamente come risposta di bilanciamento al sollevamento delle zone polari, alleggerite in seguito alla deglaciazione”.
Stando a questi dati si può prevedere un aumento del livello del mare di circa 1 metro entro la fine del secolo e di oltre 2 entro il 2200. Le prime zone che verranno sommerse sono le coste presso la foce del Volturno e del Po, la laguna veneta, alcune località del Tirreno, della Sardegna, della Calabria e le isole Eolie. La città d’arte italiana più esposta è Venezia, in cui la somma dei vari effetti negativi porta a prevedere, entro il secolo, una risalita delle acque fino a un metro e mezzo.
La zona più vasta è invece quella che va da Cesenatico, Cervia, Ravenna, quasi fino a Ferrara, e poi Rovigo, Piove di Sacco, Mestre, fino a Monfalcone. Praticamente l’intera pianura padana! Almeno 1500 km quadrati di pianura agricola fertile.
Calabria e la Sicilia orientale sono in controtendenza: si sollevano. In questo caso il moto verticale positivo è indotto da una porzione di placca africana che s’immerge in corrispondenza di queste regioni, sollevandole.
Insomma entro il 2100 dovremo rassegnarci a salutare il tipico profilo costiero dello “stivale” italiano, e più in generale di buona parte delle coste del mar Mediterraneo.
È già successo in altre ere geologiche
La ricostruzione dei livelli marini nel remoto passato geologico della terra è stata utile per capire a quali pericoli saremo esposti nel futuro.
Nell’Eocene, circa 40 milioni di anni fa, quando faceva molto più caldo di oggi e le temperature medie globali si aggiravano attorno a 19 gradi (attualmente sono 15 °C), il livello dei mari era di 70 metri più elevato di oggi. Nel Pliocene, circa 3 milioni di anni fa, con temperature di 17 °C., il livello era maggiore di 40 metri. Nell’ultimo periodo glaciale, circa 20 mila anni fa, con una temperatura media di 9 °C e gran parte delle acque intrappolate ai poli e nei ghiacciai montani, il mare scese di ben 130 metri sotto il livello odierno.
È incredibile come siano sufficienti oscillazioni di pochi gradi in più o in meno rispetto alla temperatura media globale, per determinare grandi cambiamenti climatici e notevoli oscillazioni del livello marino!
Che succederà alla nautica?
La buona notizia (probabilmente l’unica) è che ci sarà ancora più mare per navigare ma cambieranno senza dubbio le città costiere, i porti, le spiaggie. In Toscana probabilmente spariranno Pisa, Viareggio e il mare potrebbe risalire la valle dell’Arno fino a rendere Firenze una località costiera. In Lazio Roma, Civitavecchia e Latina resteranno sommerse. Napoli potrebbe diventare un’isola! In Sardegna Stintino, l’Asinara e Cagliari sparirebbero insieme a diversi metri di spiagge lungo tutta la costa. In Sicilia potrebbero sparire Trapani, Milazzo, Siracusa e buona parte delle Isole Eolie. Anche la Puglia verrebbe drasticamente ridotta dalle acque, in particolare sul “tacco dello stivale” e sul Gargano, che potrebbe diventare un’isola. Duri colpi a tutta la riviera adriatica che in Abruzzo perderebbe Vasto e Ortona ma niente come la pianura padana, che affonderebbe completamente, assieme a buona parte del Veneto e del Friuli.
Nel 2100 portemo partire per la crociera da Milano, passare la notte in rada ad Alessandria, ormeggiare in porto a Modena, Parma o Bologna, circumnavigare l’isola di Vicenza e ripararsi nel profondo golfo del Garda!
Quindi che facciamo? Iniziamo a costruire nuovi porti turistici a 200 km dalla costa?
Fonti: Corriere della Sera e varie