Ne è passato di tempo da quando l’esploratore norvegese Roald Amundsen, completò per la prima volta il Passaggio a Nord-Ovest, inaugurando una nuova rotta, nel 1906. La spedizione impiegò tre anni per raggiungere la città di Circle, in Alaska, da cui Amundsen inviò un telegramma che annunciava il suo successo.
La rotta non è mai stata utilizzata per il commercio a causa della sua complessità ma il suo fascino ammalia tutt’oggi i naviganti di ogni parte del mondo. Il Passaggio a Nord-Ovest rappresenta una delle massime prove per la navigazione, una sorta di Everest marino.
Precisamente il Passaggio a Nord-Ovest è una rotta che collega l’Oceano Atlantico all’Oceano Pacifico nell’emisfero boreale, passando attraverso l’arcipelago artico del Canada, in territorio Artico, all’interno del Mar Glaciale Artico.
Ma perché è così difficile? Lo scopriamo attraverso il racconto dell’equipaggio della prima barca italiana ad aver compiuto questa impresa.
Sommario Articolo
Nel 2012 il Best Explorer di Nanni Acquarone è passato alla storia come prima barca a vela italiana, con equipaggio interamente italiano, ad aver completato il passaggio a Nord-Ovest. Con una spedizione interamente autofinanziata a nome dell’Associazione Arctic Sail Expeditions – ITALIA, Best Explorer, un cutter in acciaio di 51 piedi, è partito da Tromsø (Norvegia) il 1º giugno 2012 ed è arrivato a King Cove, Alaska, il 13 ottobre 2012. Ha percorso 8.200 miglia in 140 giorni, seguendo quasi esattamente la rotta di Amundsen.
Il vero e proprio Passaggio a Nord-Ovest ha un’inizio e una fine ben precisi: il Best Explorer, dopo aver attraversato verso Nord il Circolo Polare nello Stretto di Davis (Groenlandia) il 10 luglio alle 13,00 GMT, è passata dallo Stretto di Bering il 18 settembre alle 18:45 GMT completando il Passaggio.
Hanno fatto parte dell’equipaggio l’armatore/comandante torinese, Giovanni Acquarone e Salvatore Magri, oltre ad un altra ventina di appassionati che si sono alternati lungo le otto tappe previste. Quest’impresa è valsa all’Associazione un telegramma di congratulazioni inviato del Presidente della Repubblica e una lettera personale del Ministro della Difesa.
La barca
- Nome: Best Explorer
- tipologia: cutter
- materiale: scafo acciaio 5mm, con prua rinforzata da 6 mm
- lunghezza: 15,71 metri
- progetto: Studio Giorgetti e Magrini
- anno: 1984
- dislocamento: 25 tonnellate
- pescaggio: 1,40-2,90 m con deriva mobile
- serbatoio carburante: 2000 litri
- allestimento: 5 cabine, 3 bagni
- modifiche particolari: coffa a mezz’albero, collegata via radio con il timone.
Intrappolati nel ghiaccio
Il momento giusto per tentare il Passaggio a Nord Ovest è in estate, quando i ghiacci si sciolgono e si apre naturalmente una sorta di corridoio. Nonostante la stagione le temperature atmosferiche possono scendere anche sotto i -15° C, con un acqua che può raggiungere i -4°C. “Cadere in acqua in queste condizioni equivale a morte certa (bastano 4-5 minuti per andare in ipotermia) perciò le prime accortezze da seguire sono rimanere sempre legati alla life line e indossare tute di sopravvivenza” afferma Salvatore Magri.
Come tutti sappiamo gli iceberg sono bravissimi a ingannare l’occhio. Quello che potrebbe sembrare un piccolo ghiacciolo con buone probabilità è una montagna. Il rapporto è in media 1/10 perciò occorre sempre ricordarsi che a 30-40 metri fuori dall’acqua ne corrispondono 300-400 metri sott’acqua.
“Fino a circa metà agosto il sole non cala mai; le 24 ore di luce sono probabilmente l’unica cosa che rende possibile il Passaggio ma sono molto stancanti da sopportare fisicamente. Immaginate di stare al timone per giorni senza mai poter riposare gli occhi al buio!”
A rendere tutto più piccante c’è il fatto che la bussola non funziona, a causa della vicinanza al nord magnetico, e che il GPS non è affidabile. L’unico modo per navigare nel Passaggio a Nord-Ovest è utilizzare i propri occhi, magari da una certa altezza, ad esempio da una coffa come quella presente sul Best Explorer.
Le carte nautiche esistono ma non sono come quelle che conosciamo… Il ghiaccio è sempre in movimento e non esistono previsioni ma solo situazioni reali passate. Grazie a direzione e velocità degli (gli enormi blocchi di ghiaccio possono spostarsi anche con una velocità di 5-6 e più nodi, pari o superiore a quella di un natante!), segnate sulla carta è possibile conoscere l’andamento delle correnti ma il sistema è molto impreciso.

Il rischio è quello di trovarsi intrappolati tra i ghiacci e non riuscire a trovare una via per uscirne. In quel caso potrebbe essere necessario attendere per giorni lo scioglimento o lo spostamento degli iceberg.
L’equipaggio del Best Explorer per ben 3 volte si è trovato ad affrontare una situazione del genere, cercando con ansia una via d’uscita per 60, 10 e 8 ore. la prima volta per liberarsi dalla morsa del ghiaccio l’imbarcazione di Gianni Acquarone ha dovuto compiere ben 350 miglia in più, che possono rappresentare un problema quando il carburante è razionato.
Una “calda” accoglienza
“La Groenlandia è un paese verde, pieno di fiori durante la stagione calda e schiacciato da 3000 m di ghiaccio nel resto dell’anno. Le valli glaciali scaricano regolarmente il ghiaccio della calotta polare che eccede in mare, formando gli iceberg. Poi c’è il pack, che invece è ghiaccio salato, che si forma quando la temperatura del mare scende per lungo tempo sotto i -5/-7°C. Basso sull’acqua ha un aspetto molto diverso dagli iceberg originati sulla terraferma.
Il popolo della Groenlandia, che si stima intorno ai 50.000 abitanti, parla la propria lingua ma spesso anche ildanese pur essendo politicamente indipendente. Gli Inuit che hanno abbandonato la vita da nomadi non vivono più negli igloo ma in vere e proprie case, servite di corrente elettrica, riscaldamento e con gli stessi comfort delle nostre abitazioni. C’è anche chi vende frigoriferi! 🙂
La cosa più strana è che non esistono strade di collegamento tra le città, gli abitanti attendono l’inverno artico (quando tutto diventa un’unica distesa di ghiaccio) per spostarsi.
Gli Inuit sono un popolo molto accogliente, i bambini, ci aspettavano sempre in banchina curiosi. “
Le isole Diomede, tanto vicine quanto lontane
La fine del mitico Passaggio a Nord-Ovest si trova in un punto con grande valenza simbolica… Lo stretto di Bering è il tratto di mare, largo solamente 40 miglia, che separa la Russia dall’America. Al centro del canale si trovano due isolotti: Diomede piccola e Diomede grande, tra le quali passa il confine immaginario tra Stati e la linea convenzionale del cambio data. Quando su Diomede Piccola (Alaska – USA) è il 20 dicembre i calendari su Diomede Grande (Russia) segnano il 21 dicembre. Nella realtà le due isole sono separate da soli 3 km di mare!
Lo stretto di Bering rappresenta la parte difficile per chi compie il Passaggio a Nord-Ovest. Le continue tempeste che lo interessano hanno in realtà la potenza di veri e propri uragani. Il Best Explorer a Ottobre 2012 ha dovuto affrontare raffiche oltre i 60 nodi e cavalloni per 7 giorni di navigazione ininterrotta.
Questa estate anche Matteo Miceli tenterà il Passaggio a Nord Ovest con Pachamama, la barca di Top To Top Expedition e l’ allegra famigliola svizzera di cui abbiamo parlato nello scorso articolo.
Grazie per essere arrivati a leggere fino a qui, vi lascio sognare con altre due foto del Passaggio a Nord Ovest e vi invito ad utilizzare lo spazio qui sotto per lasciare un commento.
Questo articolo è tratto da una serata tenutasi alla Lega Navale di Firenze, nel maggio 2016. Ringrazio Salvatore Magri per il suo generoso e avvincente racconto.