Il 29 Aprile 2015, a quasi un anno dall’incidente del Cheeki Rafiki, che è costato la vita a 4 esperti velisti inglesi, la Marine Accident Investigation Branch (IAMB), un organo del governo del Regno Unito che indaga sugli incidenti in mare, ha reso note le conclusioni dell’indagine effettuata sull’incidente. Pur sottolineando l’impossibilità di esaminare lo scafo la commissione ha stabilito che il distacco della chiglia del Cheeki Rafiki potrebbe essere dovuto a ripetuti danni che, negli anni, hanno portato ad un indebolimento delle strutture.
La barca, destinata al charter, aveva subito diversi incagliamenti e conseguenti riparazioni, probabilmente non effettuate con la dovuta perizia. Le strutture indebolite e gli sforzi particolarmente intensi e prolungati dovuti a una lunga navigazione di bolina con venti molto forti, insieme a un probabile deterioramento di alcuni bulloni che reggevano il bulbo, potrebbero aver determinato il cedimento delle strutture e il conseguente distacco della chiglia e l’immediato capovolgimento.
Il terribile incidente ha colpito particolarmente la comunità velica. In molti (me compresa) si sono chiesti “Ma è possibile che la chiglia si stacchi così, da un momento all’altro?
Gli altri episodi…
Sommario Articolo
In effetti questo non è l’unico incidente causato dal distacco totale della deriva e del bulbo sospeso, avvenuto apparentemente senza urti.
- Nel 2005 un particolare evento concentrò l’attenzione sulle imbarcazioni del cantiere Bavaria:
Una società di charter croata acquistò 20 Bavaria 42 Match per il noleggio, durante una regata una di queste imbarcazioni perse la chiglia (forse urtando contro uno scoglio), l’equipaggio di 6 persone venne soccorso ma uno di essi perse la vita. Dopo un attento esame si scoprì che quasi tutte le barche acquistate dalla società croata presentavano evidenti tracce di collisioni contro scogli. Oltre allo scalpore che suscitò la vicenda ci furono diverse cause e, anche se il cantiere le vinse tutte, decise di intervenire su tutti i modelli venduti fino allora, rinforzando l’attaccatura della chiglia con grosse piastre di acciaio.

- Nel 2009 lo skipper francese Roland Jourdain perse completamente la chiglia del suo Open 60 IMOCA durante una tappa della Vendee Globe ma riuscì (non si sa come) a raggiungere la terraferma, navigando per due giorni senza ribaltarsi.
- Nel 2010 un Sun Odissey 37 a noleggio perse deriva e bulbo in mare. Il suo equipaggio non se ne accorse nemmeno e percorse oltre 100 miglia per riportare la barca a terra, sospettando un serio problema al timone. Per fortuna nessuno si fece male e le perizie identificarono in seguito la causa in un incaglio trascurato, assieme a prigionieri corrosi e delaminazione dello scafo.
- Nel 2013, sempre durante la Vendee Globe, l’IMOCA 60 Vibrac Paprec, sotto il comando di Jean Pierre Dick rimase anch’esso senza chiglia. “Stavo navigando mure a dritta, con 20 nodi d’aria sotto randa ridotta e solent – ha spiegato lo skipper francese – Mi trovavo all’interno quando il vento è aumentato improvvisamente: sono uscito per regolare le vele e ho sentito un rumore fortissimo. Subito al barca si è stesa su un fianco. Ho lascato tutte le scotte, rollato il fiocco e mollato la base randa. A quel punto ho riempito i ballast e la barca è tornata a raddrizzarsi”.
- L’episodio più recente è quello che ha tragicamente interrotto la Roma-Ocean-World di Matteo Miceli su Eco 40. Il 13 Marzo 2015 al largo del Brasile l’imbarcazione ha perso improvvisamente la chiglia (lama e bulbo) e si è rovesciata. Per fortuna Matteo Miceli è riuscito ad uscire dall’imbarcazione e a gonfiare immediatamente la zattera, sopravvivendo illeso all’incidente.
Non vi sembra che queste chiglie con bulbo sospeso si stiano staccando un po’ troppo spesso?
Questo articolo vuole essere più che altro una riflessione e mi piacerebbe aprire un dibattito, venendo a conoscenza della vostra opinione.
Come mai la chiglia si stacca così facilmente?
È forse colpa di tutti o alcuni cantieri, che dovendo risparmiare sui materiali e le tecniche di costruzione, finiscono per compromettere la sicurezza delle imbarcazioni? È di chi non effettua controlli periodici dei prigionieri? È forse proprio la concezione del bulbo sospeso ad essere poco sicura?
Gli incidenti che hanno riguardato barche da crociera (peraltro in gran parte ad uso noleggio) possono forse essere spiegati con una carenza di controlli adeguati o un utilizzo scorretto, ma che possiamo pensare del distacco della chiglia su imbarcazioni da regata nuove e perfettamente attrezzate come gli IMOCA o l’Eco 40 di Miceli?
D’altro canto si potrebbe pensare che incidenti del genere siano più probabili e “accettabili” durante le regate oceaniche estreme, come la Vendee Globe, che durante una tranquilla crociera estiva.
Riporto di seguito l’interessante risposta di Matteo Miceli alla domanda:
La perdita della chiglia: cosa rifaresti con il “senno del poi”?
Chiariamo subito che i vincoli a livello progettuale e strutturale per una barca destinata ad una impresa come la ROW devono tener conto di esigenze contrastanti:
- Affidabilità per far fronte a condizioni estreme che si protraggono per tempi lunghi;
- Leggerezza e performance dato che si mira ad un record certificato.
(Volendo fare un parallelo con le auto, un sasso può non provocare danni significativi ad una normale automobile, mentre sicuramente causa rotture determinanti an un’auto di Formula 1)
Il coefficiente di sicurezza utilizzato per la chiglia è stato scelto come ottimale sulla base delle caratteristiche previste per l’impresa. Sicuramente ci sono state concause che hanno determinato uno stress superiore a quello previsto: un grosso cavo impigliato alla vigilia di Natale , un urto avvertito poco prima del rovesciamento (non sono in grado di determinarne la causa) unitamente alle tante miglia condotte in condizioni estreme (preventivate). Nelle ultime regate d’altura (Vendee Globe, Barcellona Word Race, Volvo Ocean Race) si sono verificati diversi ritiri dovuti problemi e danni strutturali.
“Con il senno del poi” probabilmente si potrebbe giungere alla determinazione di aumentare i coefficienti di sicurezza strutturale incrementando il peso della barca a scapito delle performance.
In un interessantissimo articolo (che vi invito a leggere) l’Ingegnere-blogger Marco Scarpa spiega le cause del distacco della chiglia in questo modo:
Perché alcune barche perdono la chiglia?
Che si tratti di vetroresina e ghisa, oppure di composito di carbonio e piombo la faccenda è sempre la stessa: si tratta di un carico fortemente concentrato che dall’estremità superiore della pinna di deriva deve diffondersi nello scafo attraverso lo spessore del guscio e, si badi bene, non con continuità ma attraverso alcuni punti dove passano i bulloni (i cosiddetti prigionieri). […]
Si comprende bene quindi come nelle barche cosiddette “moderne” la zona dello scafo tutta attorno al profilo superiore della pinna di deriva sia il punto più delicato di tutto lo scafo. […] La situazione è così complessa che tutti i progettisti la risolvono annegando nello spessore della resina del guscio altre strutture. C’è chi incolla al guscio delle vere e proprie travi metalliche trasversali; c’è chi incolla al guscio travi metalliche trasversali e longitudinali (come nei vecchi Polaris e negli X); c’è chi realizza delle nervature a scatola in composito (corrispondenti ai vecchi madieri in legno degli scafi in fasciame); c’è chi, molto più semplicemente (ed economicamente), diffonde i carichi trasmessi dai prigionieri con una o più piastre metalliche poste in sentina. Questo è il modo più economico (e meno valido) di diffondere i carichi trasmessi dalla pinna.
Naturalmente più complessa è la progettazione e la realizzazione di questi “diffusori degli sforzi”, più i costi lievitano; ecco allora che la situazione diventa scabrosa per il cantiere: scabrosa perché esso deve battere la concorrenza e realizzare il più alto guadagno possibile. Allora tutte le belle cose che la scienza delle costruzioni ci insegna, quelle che i laboratori di chimica e chimico-fisica scoprono e quelle che la tecnologia dei materiali applica passano in secondo piano.
Personalmente trovo questo fatto delle chiglie che si staccano davvero inquietante; molto più di altri pericoli legati al mare e vorrei capire quale barca o quale sistema acquistare per essere sicuri. Non potersi fidare della propria imbarcazione a questi livelli non va bene!
Voi che ne pensate?