E’ innegabile, viviamo ormai in tempi di forti cambiamenti e di grandi minacce. La costante escalation di accadimenti a cui assistiamo ogni giorno, le tensioni geopolitiche e le crescenti avvisaglie legate a nuove e più organizzate minacce internazionali impongono anche al settore della portualità turistica di soffermarsi e analizzare se e come i marina possano o debbano essere organizzati da un punto di vista pratico, procedurale e di Legge.
L’intento di questo articolo non è in alcun modo quello di mettere in allarme il settore turistico portuale nazionale, che di tutto ha bisogno fuorché di nuove ed ulteriori spinte verso il precipizio, ma bensì quello di condividere documenti e nozioni per approfondire un argomento, come quello della sicurezza portuale, diventato di strettissima attualità per i porti turistici ed i proprietari di unità da diporto. Un recente articolo, pubblicato il 22 febbraio dal Sunday Times e contenente alcune osservazioni circa il potenziale rischio di attacchi a yacht in navigazione nel Mediterraneo, ha infatti acceso i riflettori su questo delicatissimo tema scatenando, fra l’altro, la rabbia dei Porti sardi contro la stampa inglese.
La minaccia terroristica ed il trasporto marittimo
Il trasporto via mare è da sempre una componente fondamentale della rete dei trasporti ed è vitale per il commercio mondiale dal momento che è solamente attraverso questi che molte merci possono essere trasferite fra Paesi e continenti diversi. Il sistema si basa essenzialmente sull’interconnessione fra i porti, le navi mercantili ed i collegamenti con le infrastrutture terrestri.
All’interno della categoria navi mercantili meritano, in questo contesto e come vedremo più avanti, un differente esame quelle dedicate al trasporto di passeggeri (autorizzate cioè al trasporto di almeno 12 persone oltre l’equipaggio) dal momento che il “carico” di vite umane le caratterizza per la necessità di una sicurezza ancora maggiore.
La minaccia di azioni illecite intenzionali verso il trasporto marittimo è, proprio per i motivi sopra esposti, sempre esistita. Nel corso degli anni è stato infatti continuamente oggetto di azioni illecite intenzionali e, in particolare, dal 1940 al 2006 sono stati oltre 125 gli attacchi terroristici o di rivoltosi a navi e/o porti. Solo per ricordare due dei casi fra i più rappresentativi possiamo rammentare “l’attacco” subito il 7 ottobre 1985 dalla nave Achille Lauro la quale, mentre si trovava al largo delle coste egiziane con a bordo 201 passeggeri e 344 uomini di equipaggio, venne dirottata da un commando del Fronte per la Liberazione della Palestina (FLP) e l’accadimento del 12 ottobre 2000 quando la nave statunitense USS Cole, ormeggiata per rifornimento nel porto di Aden nello Yemen, fu colpita da una piccola imbarcazione che le si avvicinò esplodendo con grande forza e causando la morte di ben 17 marinai.
Queste azioni illecite, di stampo terroristico e/o di pirateria internazionale, hanno con il tempo messo in discussione la protezione marittima e, all’aspetto sicurezza propriamente inteso come Safety, si è quindi aggiunto quello della Security. La visione della sicurezza del trasporto si è trasformata da “settoriale” a “globale” dove:
con il termine Safety è definita la salvaguardia di persone, mezzi di trasporto e beni trasportati dalla pericolosità intrinseca della navigazione intesa in senso tecnico, derivante dall’ambiente in cui essa si svolge;
con il termine Security si definisce invece la sicurezza quale tutela di persone, mezzi di trasporto e beni trasportati dalla pericolosità estrinseca alla navigazione e, quindi, dovuta ad interventi umani esterni all’attività navigatoria quali gli atti illeciti di natura terroristica.
I tragici accadimenti che hanno colpito l’11 settembre 2001 gli Stati Uniti d’America hanno impresso, con l’attenzione verso le coste salita ai massimi livelli, una fortissima accelerazione ad un processo di definizione di nuove misure protettive e preventive verso qualsiasi atto ostile, anche di tipo marittimo, volte a garantire la sicurezza dei confini. Nasce così il Codice ISPS (International Ship and Port facility Security Code) entrato in vigore nell’anno 2004.
L’Unione Europea ha successivamente adottato il Regolamento (CE) n. 725/2004 del 31 marzo 2004 ed emanato la Direttiva 2005/65/CE del 26 ottobre 2005 relativamente al miglioramento della sicurezza delle navi e degli impianti portuali. L’obiettivo principale è stato quello di introdurre ed applicare misure Comunitarie finalizzate a migliorare la sicurezza delle navi e degli impianti portuali adibiti al commercio internazionale ed al traffico nazionale contro le minacce di azioni illecite intenzionali.
Che cosa è il codice ISPS? Quali sono le definizioni più ricorrenti in ambito Security?
Con l’adozione del Codice ISPS l’International Maritime Organization (IMO) ha introdotto e parzialmente modificato la normativa marittima Internazionale SOLAS relativa alla salvaguardia della vita umana in mare. Questo nuovo Codice, sviluppato nel capitolo XI-2 della Convenzione SOLAS (Safety Of Life At Sea), è composto da una parte A, dal contenuto obbligatorio, e da una parte B contenente raccomandazioni. Il Codice ISPS è specificatamente finalizzato a creare una serie di norme internazionalmente riconosciute atte a prevenire eventuali attività terroristiche nei confronti dei vettori di trasporto marittimo e delle strutture portuali da essi utilizzate. Sono molte le definizioni e le figure introdotte dal nuovo Codice e ci vorrebbe un articolo solo per elencarle tutte. Qui ci limiteremo a riportarne solamente alcune per il loro stretto legame con la portualità:
Port facility: impianto portuale. Un luogo in cui avviene l’interfaccia nave/porto comprendendo aree di ancoraggio, ormeggio e di accosto in mare;
Interfaccia nave/porto: interazioni che hanno luogo quando una nave e’ direttamente ed immediatamente interessata da azioni che comportano il movimento di persone (esempio passeggeri su navi da crociera), o di merci (esempio sbarco/imbarco di container o altro) o la fornitura di servizi portuali verso la nave o dalla nave;
Azione illecita intenzionale o anche incidente di sicurezza: atto intenzionale, che per sua natura o per il suo contesto, potrebbe danneggiare le navi utilizzate nel traffico marittimo tanto internazionale quanto nazionale, i loro passeggeri o il loro carico o i relativi impianti portuali;
Piano di sicurezza portuale che contiene tutte le disposizione e procedure relative alla Security del porto.
La portualità turistica italiana può essere interessata alla security?
Con Decreto n° 83/T del 26 giugno 2007 del Ministero dei Trasporti, l’Italia ha emesso ed approvato il Programma Nazionale di Sicurezza Marittima contro eventuali azioni illecite intenzionali. Tale Programma statuisce che le norme in esso contenute si applichino non solo alle c.d. navi commerciali, tipicamente definite navi da carico e/o navi passeggeri, ma anche alle navi destinate esclusivamente a noleggio per finalità turistiche di stazza lorda pari o superiori a 500 GT nonché ai relativi porti che le ospitano. Sembrerebbe trattarsi in sostanza di navi da diporto che effettuano attività di noleggio impegnate in navigazioni internazionali. Da quanto precede emergerebbe che la maggioranza dei porti turistici nazionali non sia tenuta all’applicazione della normativa grazie alle generiche “contenute” dimensioni delle unità ospitabili nel proprio bacino in base al piano degli ormeggi. Non dovrebbero infatti essere moltissimi i porti italiani progettati per ospitare navi da diporto superiori alle 500 TSL che effettuino attività commerciali in viaggi internazionali ma dovrebbe essere cura e responsabilità del singolo porto turistico verificare, insieme all’Autorità Designata (in Italia è il Capo del Compartimento Marittimo che assume anche la funzione di “Autorità di Sicurezza del Porto”) se adottare il Piano di Security Portuale ed ottenere il successivo rilascio dello Statement of Compliance che attesta la rispondenza della struttura alle disposizioni del Codice ISPS e del Programma Nazionale di Sicurezza Marittima.
Allo stato attuale pare essere in aumento il numero di marina che hanno aderito al Codice ISPS e, solo a titolo di esempio, si menzionano Marina Port Vell in Spagna e Marina di Porto Cervo in Italia.
E voi? Cosa ne pensate? Avete mai sentito parlare del Codice ISPS? Lo avete applicato o conoscete porti che hanno aderito?
Ditemelo nei commenti!