Posidonia: tutti l’abbiamo vista almeno una volta ma siamo sicuri di sapere quanto è importante?
Posidonia è un genere di piante acquatiche, appartenente – secondo la maggior parte dei botanici – alla famiglia delle Posidoniaceae (Angiosperme Monocotiledoni). Come è facile intuire il nome deriva dal greco Ποσειδών, Poseidone, il dio del mare. Il genere Posidonia comprende diverse specie, tra le quali la Posidonia Oceanica, che a dispetto del nome trova suo naturale habitat nel Mar Mediterraneo. Le altre specie sono invece diffuse nei mari dell’Australia. La Posidonia Oceanica occupa un’area intorno al 3% dell’intero Mediterraneo (corrispondente ad una superficie di circa 38.000 km2), rappresentando una specie chiave dell’ecosistema marino costiero.
la Posidonia Oceanica è una vera pianta, provvista di radici, fusto, foglie, fiori e frutti e quindi non un’alga, come tanti erroneamente pensano. Fiorisce in autunno e in primavera produce frutti galleggianti volgarmente chiamati “olive di mare”.
Vive tra 1 e 30 metri di profondità, eccezionalmente e solo in acque molto limpide fino ai 40 metri, e sopporta temperature comprese fra i 10 e i 28 °C. È una pianta che necessita di valori di salinità relativamente costanti per cui difficilmente si trova nei pressi di foci di fiumi o nelle lagune; ha inoltre bisogno di una forte illuminazione. La Posidonia Oceanica colonizza i fondali sabbiosi o detritici ai quali aderisce per mezzo dei rizomi e sui quali forma vaste praterie, o posidonieti, ad elevata densità (oltre 700 piante per metro quadrato).
Alla fine della loro vita le foglie, ormai completamente brune, arrivano sul litorale trasportate dal mare formando talvolta banchi di considerevoli dimensioni, le banquettes (ingiustamente odiate dai bagnanti).
Grazie all’azione rotatoria delle onde della risacca, ciò che rimane delle fibre delle foglie e dei rizomi, ridotto a piccoli frammenti simili a pagliuzze, si trasforma in originali forme sferiche compatte che ricordano il feltro, le cosiddette “palle di mare”, o con termine tecnico, Egagropili.
Perché la Posidonia è così importante?
La Posidonia Oceanica non è una pianta “qualsiasi”, le sue praterie rivestono un’enorme importanza per la vita del mare e il suo litorale, tanto da essere strettamente protetta da norme internazionali e nazionali.
- La prateria di posidonia costituisce la “comunità climax” del Mediterraneo, cioè rappresenta il massimo livello di sviluppo e complessità che un ecosistema può raggiungere. Il posidonieto è, quindi, l’ecosistema più importante del mar Mediterraneo. 1 ettaro di prateria può ospitare fino a 350 specie diverse di animali, offrendo riparo a pesci, cefalopodi, bivalvi, gasteropodi, echinodermi e tunicati.
- La posidonia svolge un ruolo fondamentale nella produzione di ossigeno. Grazie al suo sviluppo fogliare infatti libera nell’ambiente fino a 20 litri di ossigeno al giorno per ogni m2 di prateria.
- produce ed esporta biomassa sia negli ecosistemi limitrofi sia in profondità.
- consolida il fondale sottocosta contribuendo a contrastare un eccessivo trasporto di sedimenti sottili dalle correnti costiere.
- agisce da barriera soffolta che smorza la forza delle correnti e delle onde prevenendo l’erosione costiera. 1 m2 di Prateria che regredisce causa l’erosione di circa 15 metri di litorale sabbioso.
- le banquettes, strati di foglie morte sulla spiaggia, non sono “sporcizia” ma anzi, proteggono il litorale stesso dall’erosione attenuando l’azione delle onde, specie nel periodo delle mareggiate invernali.
Utilizzi in commercio
Ancor prima che fosse noto il suo grande ruolo ecologico la Posidonia veniva usata in commercio sotto diverse forme. Le foglie di Posidonia venivano utilizzate come isolante per i tetti, per imballare oggetti fragili (da qui alga dei vetrai) e come lettiera per bestiame.
In farmacologia le foglie venivano adoperate per curare irritazioni ed infiammazioni. Ancora oggi, in alcune regioni del Mediterraneo, la Posidonia è utilizzata per preparare integratori alimentari per animali da allevamento.
Il progetto GE.RI.N (Gestione Risorse Naturali) portato avanti dall’Enea e sperimentato in Sicilia, si propone di recuperare la Poseidonia che si accumula sulle spiagge in inverno per realizzare stuoie biodegradabili in grado di favorire il turismo sostenibile e la valorizzazione delle coste italiane. Questi particolari “tappeti” costituiti da sacche in fibra naturale imbottiti di foglie morte di posidonia, possono essere utilizzati per stabilizzare/proteggere i litorali oppure come substrato per reimpiantare nuove colonie di posidonia in acqua.
Cosa possiamo fare per salvaguardare la Posidonia Oceanica?

In tutto il Mediterraneo le praterie di Posidonia sono in regressione a causa di diversi fattori. Se consideriamo che 1 metro di matte (la base della prateria fatta di rizomi, scaglie, radici e dal sedimento intrappolato) ha bisogno di più di 100 anni per formarsi, comprenderemo facilmente la gravità di ogni cm di prateria perso.
Le cause della regressione sono da ricercarsi in:
- inquinamento;
- pesca a strascico;
- immissione di scarichi fognari in mare che aumentando la torbidità dell’acqua ostacolano la fotosintesi;
- costruzione di dighe, dighe foranee e barriere che modificano il tasso di sedimentazione in mare;
- rimpascimento delle spiagge a scopo turistico;
- eutrofizzazione delle acque costiere che provoca un’abnorme crescita delle alghe epifite, ostacolando così la fotosintesi
- competizione con alghe tropicali accidentalmente immesse in Mediterraneo,come la Caulerpa taxifolia e la Caulerpa racemosa. Queste due alghe presentano una crescita rapidissima e stanno via via soppiantando la Posidonia.
Ma non solo… Anche noi diportisti svolgiamo un ruolo distruttivo raschiando il fondale con le ancoree sversando (volutamente o accidentalmente)idrocarburi, detergenti, vernici, rifiuti solidi etc in mare.
Quindi come sempre nel nostro piccolo qualcosa possiamo fare:
- Evitare assolutamente di gettare l’ancora sulle praterie di Posidonia;
- Non disturbare gli abitanti della prateria con rumori molesti o urti tra le foglie quando facciamo il bagno;
- Evitare il più possibile di gettare qualsiasi inquinante in mare, con particolare attenzione ad olii e idrocarburi e vernici antivegetative.
Possiamo fare questo sforzo per salvaguardare una pianta tanto importante per noi e per il resto dell’ecosistema? Secondo me si!
Grazie per essere arrivati a leggere fin qui, ora dite la vostra utilizzando lo spazio per i commenti qui sotto!
Fonti: www.areamarinasinis.it, Wikipedia e altre