Potrebbe essere La Vela simile a una religione? Con i suoi riti, i sacrifici, le sue credenze, le sue paure e le beatitudini attese? Si aspetta un viaggio, tanto desiderato anche perché spesso enigmatico. Se farà bello, farà bello. Se ci sarà vento, ci sarà vento. E se non ci sarà vento, si aspetterà, sorvegliando. E quando “Hai fame, mangi. Hai sete, bevi. Ti prende sonno, dormi. È una scuola di pazienza”, come direbbe il grande navigatore Bernard Moitesseir, il primo a circumnavigare il globo senza scalo. Quanti timori mi si scatenano al solo pensiero di ritrovarmi da sola, stanca, dopo giorni di navigazione ininterrotta, tra le onde. Eppure qualcuno è fatto così, fatto per scoprire e resistere anche a condizioni impervie.

E così è fatto anche il piccolo grande Andrea Mura di Vento di Sardegna, velista dell’anno 2014, che ho avuto l’opportunità e la fortuna di conoscere e intervistare. Ho deciso di fargli qualche domanda che spero apprezzerete, per chiedergli aspetti della vela (e della vita) che non tutti conoscono. E curiosità a cui senza esperienza è impossibile rispondere.
Scelta del prossimo viaggio in barca a vela. Oceano o Mediterraneo? Quale è più sicuro?
Sommario Articolo
“Le differenze sono molte e contrariamente a quanto si possa immaginare il Mediterraneo è molto più imprevedibile dell’Oceano, spesso anche più violento e pericoloso. Il continente che lo circonda genera turbolenze con fenomeni atmosferici più difficili da prevedere nel dettaglio e con grande anticipo, ovviamente in condizioni di tempo perturbato.”
Scelta dell’imbarcazione. Quanto è importante? Ci sono scelte da evitare?
“Non esistono barche più adatte di altre. La scelta è data dalle proprie possibilità economiche. Vale a dire che una barca più grande e più costosa è indubbiamente più comoda e veloce. Eppure tantissima gente naviga intorno al mondo con piccole imbarcazioni, spesso non in condizioni ottimali. Ciò nonostante viaggiano felici e a tempo indeterminato! Alla faccia di chi lavora scomodamente dietro ad una scrivania.”
Obiettivo traversata oceanica da ricordare. Sceglieresti mai una deriva o un piccolo catamarano?
“L’attrazione dell’uomo per l’avventura spesso è smisurata. La sua instancabile ricerca verso nuovi orizzonti lo portano a fare cose e compiere imprese ammirevoli. Sono scelte incomprensibili ai più e che io – già considerato fuori dal comune per le mie imprese – non farei mai.”
Mari temibili. Quali sono i tre tratti di mare più pericolosi?
“Scelgo Capo Horn in Cile (mi manca all’appello), lo Stretto di Bass in Tasmania (idem) e l’Oceano Indiano per la pirateria, che per fortuna non ho mai incrociato.”
Eventi catastrofici. Quando, secondo te, l’oceano e il Mediterraneo hanno dimostrato quanto possano essere insidiosi?

“Nel Mediterraneo mi viene in mente il novembre 1995 durante il trasferimento per la “Transat Des Alizees” dalla Liguria alle Canarie trasformata in regata per volontà dei partecipanti. Nonostante tutte le raccomandazioni dei meteorologi a rinviare la partenza per la burrasca in corso, gli stessi hanno deciso di partire. L’avidità dell’uomo è prevalsa. Ma la burrasca ha risposto passando da un mare forza 7 a forza 11. Durante la notte le raffiche soffiavano sino a 180 Km/h. In pieno inverno nel famigerato golfo del Leone. Il Parsifal, sloop in legno ormai datato, era stato completamente scoperchiato dalle onde enormi con conseguente affondamento. Tutto ciò che era rimasto della barca, era una tavola di legno galleggiante. L’equipaggio si è spento, uno dopo l’altro, per ipotermia e sei persone sono andate a fondo perdendo la vita. Tra loro c’era il timoniere di soli 26 anni. Mentre si è salvato l’armatore (professore universitario torinese nonché il più anziano), che aveva tanto voluto (così si dice dalle testimonianze) quella partenza. È stato poi assolto dopo gli accertamenti giudiziari. Mi sono convinto che una Sua responsabilità ci sia stata e ci sarà sempre. La fame di sfide porta spesso l’uomo a non ragionare correttamente.”
Mi viene in mente quel proverbio “il mare insegna a pregare”. Andiamo avanti.
“Un’altra tragedia non meno grave e forse evitabile è accaduta molti anni fa durante la Sidney Hobart (famosa regata planetaria di 600 miglia tra Sidney e Hobart in Tasmania). La burrasca prevista prima della partenza il 26 dicembre è esplosa sino a forza 11/12 per un calo del minimo barico nel mare tra l’Australia e la Nuova Zelanda. Credo che l’articolo allegato possa dare un’idea più precisa di che cosa sia successo.”
Tu sei esperto. Quale consiglio ti senti di dare a chi non lo è?
“Navigare il più possibile per acquisire esperienza. Controllare con costanza le previsioni meteo. Mantenere la propria barca in buone condizioni in modo particolare l’impiantistica, sopratutto lo stato del motore entrobordo prima di ogni navigazione a vela. Controllare tutte le attrezzature e lo stato delle dotazioni di sicurezza.”
Andrea è tornato vincitore lo scorso novembre dalla traversata atlantica in solitaria Route du Rhum Destination Guadeloupe 2014, con la barca Vento di Sardegna da Saint-Malò in Francia a S.Thomas nelle Isole Vergini. Adesso lo aspettano moltissime avventure sia come velaio, sia come velista: testa e cuore al nuovo progetto Imoca60 in costruzione ai cantieri Persico Marine con cui tenterà l’assalto al Vendèe Globe 2016.
La prossima avventura? Quali saranno le sfide più difficili a cui il mare di metterà di fronte?

“La prossima avventura sarà quella di imbarcare la mia barca Vento Di Sardegna a S. Thomas nelle isole vergini, per riportarla in Italia ad Aprile. E poi c’è la progettazione e il confezionamento delle nuove vele per l’Imoca60 per la prossima Vendee Globe. Questa è una grande sfida perché la mia sarà l’unica barca ad avere vele diverse dalle altre. Ormai il monopolio è della North Sails. Sto mettendo in gioco tutte le mie competenze in materia di velaio e velista, per produrre a Cagliari nella mia veleria le vele più tecnologiche e veloci che si possano realizzare. Uno dei miei punti di forza è l’essere velista agonista e velaio insieme. Un binomio raro che mi permette di capire nel profondo la barca a vela: cosa migliorare nelle vele e cosa nella messa a punto dello scafo affinché questi si incontrino per le massime performance finali.”
Temi gli avversari oppure la tua è una sfida personale?
“Non temo gli avversari. La mia è una sfida personale nelle tecnologie e nella conoscenze applicate alla nautica. Ho una voglia insaziabile di dimostrare quanto valgo pur essendo un piccolo uomo proveniente da una delle terre più antiche del mondo. E voglio dimostrare anche che oggi, oltre alla scienza, l’esperienza è fondamentale. Anzi l’esperienza è insostituibile per raggiungere traguardi di immaginazione e creatività. Risultati impensabili con il solo utilizzo delle macchine.”
Serena Giacomin nasce a Milano nel 1984. Nel 2009 consegue la laurea specialistica in Fisica dell’Atmosfera e Meteolorogia all’Università degli Studi di Bologna, con tesi in trasferimento radiativo. Nel 2010 segue il Master RIDEF e si diploma al politecnico di Milano in rinnovabili, efficienza energetica e decentramento. Alla fine del suo corso di studi ha lavorato in ENI S.p.A come ingegnere di giacimento, settore tecnologie avanzate, in progetti pilota per l’utilizzo di energie rinnovabili. Da giungo 2010 ha scelto di occuparsi a tempo pieno di divulgazione scientifica come responsabile di redazione nel progetto “ClassMeteo” di Class Editori. Da ottobre 2012 cura e conduce Prometeo, trasmissione TV che parla di scienza, meteo, clima, ambiente ed energia, in onda tutte le settimana su ClassTV (Canale 27). Collabora con l’Associazione Bernacca Onlus.