Per comprendere l’importanza di un corretto rimessaggio invernale dell’imbarcazione vi racconterò una storia…
C’è stato un breve periodo della mia vita in cui ho sofferto la carenza di lavoro con la conseguente assenza di guadagni; perciò mi sono ingegnato e mi sono dedicato a fare anche lo skipper.
Ricordo con un po’ di compatimento i coniugi Müller e il loro “Panzer”. Li conobbi a Chioggia; avevano allora un’età tra i sessanta e i settant’anni e non so se fosse più vecchio herr Müller o la sua gentile Fräu. Non avevano figli, ma avevano Ozark-Hamburg, che era un catenaccio di barca in acciaio di otto tonnellate per dieci metri e mezzo di lunghezza, e soprattutto Panzer, un micione tutto grigio con la stazza proporzionata al rapporto tra dislocamento e lunghezza della barca. Voglio dire che non era certo un gatto che pativa la fame.
Herr Müller voleva partire in crociera per l’Istria ma, avendo come equipaggio solamente la moglie e Panzer, non si fidava. Herr Müller non si sentiva più giovane; Fräu Müller era brava in barca ma non aveva forza a sufficienza. Herr Müller voleva ingaggiarmi, anche a Fräu Müller piacevo, così mi chiesero di accompagnarli. Combinammo e partimmo.
Tutto sommato era un bell’andare anche a vela: non avrei mai creduto, vedendo quel catenaccio all’ormeggio, che se la cavasse così bene anche con le ariette dell’Adriatico.
I signori Müller erano felici di tirar su ogni tanto qualche vela, tanto più che Panzer aveva preso gusto a dormire sul triangolo di prua tra le pieghe del genoa: giaciglio dal tessuto un po’ duro, ma caldo e al riparo dal vento.
Un bel giorno, un po’ prima del Canal di Leme, mi viene in mente di chiedere a Herr Müller se abbia mai navigato con lo spinnaker.
“Noi qui abbiamo spinnaker!” – rispose Herr Müller sottintendendo con lo sguardo anche: “Non l’ho mai tirato su perché non ho equipaggio, ma mi piacerebbe, eccome se mi piacerebbe!”. Detto fatto, mettemmo Fräu Müller al timone e iniziammo le procedure.
Quando mancava solo di incocciare il moschettone di drizza e iniziare a tirar su lo spinnaker che ormai da un bel po’ era quasi del tutto fuori dal sacco, quell’imbecille di Panzer scivolò non visto tra le pieghe della vela ancora adagiata sulla coperta, probabilmente pensando che eravamo stati degli stupidi ad aver lasciato da parte fino a quel momento una vela dal tessuto così morbido e avvolgente.
Diedi a Herr Müller l’ordine di tirar su lo spi il più in fretta possibile, come il manuale e la pratica suggeriscono ed Herr Müller eseguì la manovra impeccabilmente.
Pochi secondi bastarono per issare a segno la vela, per udire lo strillo acuto di Fräu Müller in simultanea con il disperato miagolio di Panzer, per vedere per un attimo le unghie del micione ben piantate circa a tre metri di altezza, per vedere i ferzi cedere sotto il non dolce peso del gattone, per avvertire contemporaneamente il sibilo del nylon lacerato e per udire infine il tonfo nel mare d’Istria di un felino cui la vita aveva già dato molto.
E’ inutile aggiungere che le ricerche non portarono ad alcun esito. Panzer Müller giace là, forse unico gatto nella storia ad essere stato issato a riva insieme ad uno spinnaker, vittima forse di un eccesso di amore da parte dei suoi “genitori adottivi”, argomento sul quale si potrebbe dissertare a lungo.
Arriviamo al punto: Il motore dell’Ozark-Hamburg
Quello di Panzer non fu l’unico inconveniente di quel viaggio: se infatti Ozark-Hamburg navigava abbastanza bene a vela, denunciava un grosso inconveniente nella navigazione a motore: dopo un’ oretta a 2600 r.p.m. si accendeva la spia del surriscaldamento del propulsore e occorreva procedere al minimo per un bel po’.
Naturalmente, come skipper, mi diedi un bel da fare a proporre e ad esaminare le cause di tale inconveniente:
- Iniziai dalla girante della pompa di raffreddamento dell’acqua di mare: No, Herr Müller l’aveva fatta appena sostituire infatti dal tubo di scarico l’acqua usciva con entusiasmo.
- Il livello del liquido di raffreddamento del circuito interno? Fu verificato e risultava essere a posto.
- La girante della pompa del circuito interno? No, sennò la spia si sarebbe accesa quasi subito e non dopo un’ ora di funzionamento.
La risposta me la diede Herr Müller: “Forse scambiatore è intasato”.
Al che ribattei con stupore: “Ma quando lei fa il rimessaggio invernale non fa circolare l’ acqua dolce nello scambiatore?”
Lo sguardo perplesso di Herr Müller mi fece capire che il meccanico a cui affidava la manutenzione del motore si limitava a cambiare girante e olio e poi pensava ad altro.
Così, negli anni, sovente mi è capitato di riscontrare il medesimo inconveniente in tante altre barche. Ne vanno soggetti soprattutto i motori di piccola potenza, come quelli installati come motori ausiliari nelle barche a vela, oppure i motori fuori bordo, dove gli spazi sono sfruttati al massimo e i diametri delle tubazioni di raffreddamento sono esigui.
Come rimessare correttamente l’imbarcazione per l’inverno
- Oltre alle spruzzate di lubrificante spray su tutte le parti in movimento del motore, oltre al cambio dell’ olio e del filtro, oltre alla verifica dei depositi nel filtro del carburante (e all’eventuale sua sostituzione), oltre alla verifica della tensione della cinghia dell’ alternatore, è necessario provvedere alla desalinizzazione all’interno del circuito di raffreddamento dell’ acqua di mare.Per farlo è sufficiente togliere il tubo che pesca acqua dal mare (evidentemente chiudendo prima la relativa valvola della presa a mare) e inserirlo in un secchio o meglio in una tanica
con dell’acqua dolce poi, dopo che il motore ha aspirato tutto, versare nel secchio del liquido anticongelante per radiatori, far aspirare anche questo e quindi spegnere immediatamente il motore.
Alcuni, come il sottoscritto, hanno attrezzato le proprie barche con una derivazione fatta apposta per evitare di togliere il tubo dalla presa a mare. E’ comodo e il lavoro della derivazione costa in totale quanto un metro di tubo, un raccordo a T, qualche fascetta inox e una valvola a sfera.
Non far circolare dell’acqua dolce nel circuito di raffreddamento a fine stagione e prima del rimessaggio invernale è un po’ come imbottire il proprio corpo di grassi animali e non fare attività fisica: il colesterolo aumenta e le arterie si ostruiscono.
Ma noi non vogliamo che il nostro motore rischi l’infarto, no? - Periodicamente inoltre è necessario verificare le condizioni degli anodi all’interno del circuito: si consumano molto meno di quelli immersi a protezione degli assi e delle eliche, tuttavia nel giro di una decina di anni possono corrodersi del tutto e lasciare la loro funzione al collettore di scarico (che in genere è fuso in ghisa) con il risultato che dopo un’altra decina di anni questo si fessura e l’acqua di raffreddamento invece che essere espulsa in mare finisce in sentina con il rischio di affondamento.
- I velisti hanno poi un bel po’ da fare in più rispetto ai diportisti a motore. Chi va in barca a vela deve togliere le vele, piegarle, metterle nei rispettivi sacchi e ricoverarle all’asciutto. I velisti che hanno comperato una barca oltre i 12 metri sanno quanto sia faticoso fare questa operazione: una vela per barche di tali dimensioni va dai 30 Kg in su e maneggiarla da soli è improponibile. Inoltre la lubrificazione di carrelli, pastecche, bozzelli sulla coperta e sull’albero è indispensabile. Insomma, il rimessaggio invernale per i velisti può diventare una bella faticata.
- C’è poi un tipo di manutenzione che riguarda tutti i diportisti e che quasi nessuno fa mai. I bulloni di acciaio che sono a contatto con parti in alluminio sulla coperta dopo qualche stagione portano alla corrosione dell’alluminio e quando si deve intervenire per sostituire un pezzo bisogna svitare i dadi, ma questi si rifiutano di farlo. L’alluminio corroso funziona più o meno da colla impedendo la rotazione tra dado e bullone. Mi rendo conto che saggiare la libertà di rotazione dei dadi di bordo sia un lavoro noiosissimo, tuttavia non bisogna attendere una decina di anni o più per farlo; potrebbe essere troppo tardi.
Anche con herr Müller, quella volta, attendemmo troppo tempo per issare lo spinnaker.
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59 anni, ingegnere romantico, sposato, divorziato, risposato, ho cambiato numerosi posti di lavoro, attualmente libero professionista, tre figli di cui uno adottato in Etiopia, navigo a vela da quando avevo 10 anni, ma amo anche la montagna e la bicicletta che mi mantiene sano (finora). Sono un anarchico cristiano.