Nautica = mega yacht per ricchi, ancora non siamo riusciti a smascherare del tutto questo cliché italiano ma tanto è stato fatto negli ultimi 2 o 3 anni.
Quante volte avete sentito dire che l’italia a discapito del rapporto geografico costa/superficie non è un popolo di naviganti? Un affermazione tanto scontata quanto veritiera. Chissà per quale motivo nella nostra bellissima penisola la passione per la nautica non si è mai diffusa davvero, restando nell’immaginario collettivo un’attività per pochi “stravaganti” individui.
Forse la presenza e l’importanza di grandi cantieri per yacht di lusso come Baglietto, Azimut e Ferretti, nostro grande vanto in tutto il mondo; forse la politica, forse i giornali e le TV… Questo non lo so e chiedo a voi cosa ne pensate.
I dati parlano chiaro: il 54% delle unità da diporto registrate sono natanti sotto i 10 metri di lunghezza. Oltre metà del parco nautico nazionale! (E sappiamo tutti che non avendo obbligo di iscrizione molti natanti non risultano proprio nei registri…) Seguono la fascia che va dai 10 ai 12 metri, con il 22,1% delle imbarcazioni e quella che va dai 12 ai 18 metri di lunghezza, con il 19,6%. Dai 18 ai 24 metri di lunghezza invece il numero delle unità cala drasticamente al 3,4%, per crollare definitivamente allo 0,2% nella fascia degli over 24 metri, le navi da diporto.
Per anni le piccole imbarcazioni sono state praticamente dimenticate dai cantieri, dai marina e da tutti gli operatori del settore che hanno deciso di puntare su quel 3,6% di ricchezza. Ne sono un esempio le banchine di alcuni nuovi marina, tanto alte sull’acqua da essere inutilizzabili per una comune barca di 12 metri.
Finalmente però il vento sta cambiando. Forse grazie alla crisi, che nel male ha reso tutti più consapevoli, si torna a parlare di piccola nautica come vero volto del settore. Sono soprattutto le piccole imbarcazioni a permettere a migliaia di appassionati di vivere il mare con le famiglie e con gli amici. Una barca di 12-15 metri è già più che sufficiente per godersi la crociera estiva, le uscite nel weekend, le giornate di pesca o qualche bella regata. Allo stesso tempo una barca di dimensioni “umane” corrisponde a costi di manutenzione sostenibili non soltanto dai più ricchi. Ormeggio, alaggio, varo e tutte le principali voci di costo sono infatti proporzionali alla lunghezza dell’imbarcazione.
Grazie a questa nuova consapevolezza molti cantieri hanno ricominciato ad investire sul “piccolo”, studiando nuove soluzioni utili alla categoria di utilizzatori. La parola chiave del momento è VIVIBILE, con tutte le sfumature che il termine può avere: si cerca una barca vivibile negli interni, semplice da utilizzare e flessibile. Non a caso sono nate imbarcazioni di 9.99 metri di lunghezza, con una forma dello scafo atta a garantire grandi spazi interni e di coperta.
Anche i marina turistici si stanno ingegnando per ospitare le piccole imbarcazioni a prezzi contenuti, ne è un esempio il Marina di Varazze con l’iniziativa “Up to 10”, che prevede sconti per imbarcazioni sotto i 10 metri. Infine stanno rifiorendo le fiere incentrate sulla nautica carrellabile.
Stiamo assistendo al declino dei grandi yacht in favore della nautica di tutti? Secondo me si ed era proprio l’ora! I mega yacht hanno ragione d’esistere per molti motivi, primo tra tutti quello che danno lavoro a molta gente, ma non possono essere loro a rappresentare la nautica.
Vi lascio con una provocazione: tra questi due armatori chi è secondo voi il più appassionato?