Purtroppo o per fortuna Il mondo non è fatto di compartimenti stagni per cui accade spesso che un settore (se pure chiuso come la nautica) subisca l’influenza di un altro, portando ad innovazioni altrimenti difficili da immaginare. Dopo aver parlato di foil e di stampa 3D applicati alla nautica, andiamo ad analizzare un’altra recente e importante innovazione, nata dall’incontro tra la nautica e l’aeronautica: la vela alare.
I primi progetti di vela alare risalgono ormai a molti anni fa ma quando nel 2012 Vestas Sail Rocket stracciò il record di velocità la sua “barca”, costituita da una grossa vela alare e poco altro, suscitò non poco scalpore nel mondo nautico. Questa reazione fu la stessa di quando, a inizio 2013, vennero presentati al pubblico di Coppa America gli AC72, sempre dotati di una mastodontica vela alare.
In tutti gli ambiti il mondo delle corse funge da pioniere nelle innovazioni e infatti, come molti si aspettavano, ecco comparire i primi prototipi di vela alare per le barche da crociera!
Come funzione una vela alare?
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Il funzionamento della vela alare, in inglese wing sail, è lo stesso di una vela tradizionale e dell’alla di un aereo. Quando viene investita da un flusso d’aria, con un certo angolo di incidenza (angolo di attacco) la vela genera una portanza orizzontale che viene trasmessa alla barca e la fa avanzare. Come tutti sappiamo la portanza è generata dalla differenza di pressione che si crea tra la zona sopravento e la zona sottovento della vela, la quale a sua volta causa una diversa velocità di scorrimento dell’aria tra le due superfici.
La forma tridimensionale e l’albero inserito all’interno permettono alla vela alare di non risentire del disturbo dell’albero, che normalmente rende inefficiente i primi 40 o più centimetri di vela, e di lavorare al meglio con un angolo da attacco nettamente inferiore a quello di cui siamo abituati. La totale assenza della vela di prua permette invece di evitare quelle turbolenze che si creano tra le due vele. Infine l’albero rotante e autoportante che è stato applicato nella maggioranza dei prototipi consente di eliminare totalmente sartie, stralli e crocette. Questo, unito all’assenza della manovre del fiocco, permette di semplificare sia la costruzione della barca che la vita di bordo.
Esistono già molti progetti di vela alare per barche da crociera, c’è addirittura chi se la costruisce da se, ma poiché sarebbe impossibile analizzarli tutti parleremo dei due prototipi più famosi e di uno totalmente made in italy.
Beneteau Wing Sail
Il celebre cantiere francese Beneteau non ha perso tempo e nel 2012 ha acquistato il brevetto dell’inventore Guy Beaup, che aveva costruito un catamarano (Matin Blue), dotato di un armo ispirato alle giunche. Sviluppando questa idea, assieme allo stesso inventore è nata una vela alare flessibile, molto semplice da gestire e ammainabile come una qualsiasi randa tradizionale. L’obiettivo di Beneteau è infatti quello di semplificare la vita di bordo e le manovre, per allargare il bacino di utenza a tutte quelle persone ancora “spaventate” dalla difficoltà della vela.
L’armo prevede una sola vela alare, sostenuta da un albero rotante e autoreggente (senza sartie e stralli). La prima parte della vela è praticamente doppia e numerose stecche gonfiabili mantengono il volume interno, creando un profilo ottimale da entrambi i lati. la seconda parte, unita alla prima attraverso delle cerniere regolabili, è invece costituita da una semplice tela.
La Beneteau Wing Sail è ancora in fase di test ma l’obiettivo del cantiere è quello di applicarla alla gamma dei propri yacht nel più breve tempo possibile.
Omer Wing Sail
Ideata dal colonnello dell’aviazione israeliano Ilan Gonen, la Omer Wing Sail nasce con lo scopo di migliorare le prestazioni degli attuali armi velici. “Mi sono sempre chiesto perché si è sempre cercato di fare le vele come delle ali invece di usare proprio delle ali” afferma Gonen. Il sistema della Omer Wing Sail è più complicato rispetto alla vela di Beneteau (specie quando si deve tirare su la vela o ammainarla) ma più performante. Il boma, composto da due parti snodabili e orientabili, permette di cambiare l’angolo e la forma della vela nella zona poppiera, in modo tale da aumentare o diminuire la portanza. Sempre a differenza della vela alare di Beneteau la Omar Wing Sail presenta uno spessore lungo tutta la superficie della vela, proprio come un’ala.
Il celebre cantiere Wally ha scelto proprio la Omar Wing Sail per studiare l’applicazione della vela alare sui propri yacht e la collaborazione sembra funzionare piuttosto bene, tanto da portare alla nascita di WOW: Wally Omer Wing Sails.
I dati divulgati sono ancora troppo pochi ma gli ideatori parlando di un incremento delle prestazioni dal 10 al 30%, a seconda dello scafo.
Il brevetto di Omer Wing Sail è stato utilizzato anche dalla veleria italiana One Sails per progettare la sua vela alare.
La vela alare di Heru Sails
Tra i primi prototipi più promettenti ce n’è anche uno made in italy, quello proposto dalla collaborazione tra la veleria Heru Sails e la società di ingegneria IV Consulting. Si tratta di una vela alare a profilo variabile, composta da due vele uguali unite tra loro in modo da poter assumere diverse forme. Tramite una serie di regolazioni è possibile modificare sia lo spessore massimo dell’ala che il punto dove esso è posizionato, adattando così la vela alle condizioni del vento. La Heru Sails commercializza già una vela alare per il windsurf ma ha sviluppato anche un prototipo per i catamarani classe A e per il First 40.7.
Il maggior punto di forza di questa vela alare è che si adatta perfettamente all’alberatura classica, consentendo pertanto di usarla anche in una barca tradizionale senza dover apportare grosse modifiche.
E voi che ne pensate? Siete pronti a cestinare il fiocco e armare una vela alare sulla vostra barca?